In questa guida spieghiamo come pulire le conchiglie raccolte al mare e su come conservarle.
La pulitura delle conchiglie è parte non secondaria del collezionismo delle stesse. Nel caso di conchiglie di molluschi bivalvi, l’allontanamento delle parti molli non costituisce alcun problema; basterà, fare attenzione a non danneggiare il “legamento” che tiene unite le valve. Liberata dalle parti molli, dovrà restare per qualche tempo in acqua dolce onde liberarsi del sale poi se si tratta di conchiglia naturalmente polita e lucente o fornita di fitta villosità (fasolari, arselle, ecc.) basterà lasciarla asciugare in ambiente non luminoso per qualche ora.
Sarà bene poi irrorare con olio di vaselina (ottime le confezioni spray) che dopo qualche ora dovrà essere asciugato con un morbido panno di lana. Se poi la conchiglia è, seppur colorata, non “lucente” (vongole ecc.) sarà bene immergerla per due-tre minuti in una soluzione di Sodio ipoclorito (varechina o candeggina), che renderà più vividi i colori per poi lasciarla per qualche ora in acqua decalcificata. L’allontanamento del fango, spesso presente negli interstizi, potrà essere realizzato con l’impiego di uno spazzolino da denti semirigido sotto acqua corrente. Una volta asciugata la conchiglia dovrà essere trattata con il solito ed indispensabile olio di vaselina.
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Nel caso di conchiglie di molluschi gasteropodi (es.murice) la pulitura risulta più complessa. Il corpo del mollusco è vincolato alla conchiglia si che bisogna, una volta morto l’animale, lasciare il corpo dello stesso per qualche giorno in acqua dolce, finché i tessuti vanno incontro a putrefazione, cambiando comunque spesso acqua onde il liquido, presto divenuto nerastro, non alteri i colori della conchiglia. Per l’uccisione del mollusco sarà opportuno immergere lo stesso in acqua desareate per ebollizione, ancora tiepida, in recipiente ermeticamente chiudibile. Una volta avvenuta la putrefazione il corpo del mollusco verrà estratto con pinzette ricurve e quelle parti che inevitabilmente restano nella parte alta della conchiglia vanno eliminate immettendo nella conchiglia stessa una certa quantità di acqua ossigenata a 130 vol, impiegando una comune siringa da iniezioni.
L’acqua ossigenata a 130 vol è sostanza pericolosa da maneggiarsi con cautela che può provocare ustioni anche pericolosa (attenzione agli occhi!!). A questo punto basterà immettere nell’apertura della conchiglia un getto sottile e forte di acqua (anche con una grossa siringa) oppure un analogo getto d’aria compressa e la pulitura sarà compiuta. A quel punto agiremo come per i bivalvi: le conchiglie colorate e lucenti (ciprea ecc.) e quelle fornite di periostraco (pellicola fragile e lacerabile che spesso ricopre la conchiglia), verranno messe ad asciugare in penombra, mentre quelle ruvide e tormentate, spesso ricoperte da incrostazioni calcaree (eliminabili con una punta d’acciaio e tanta pazienza) verranno immesse nel solito ipoclorito per essere in seguito sciacquate ed asciugate.
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Le conchiglie così trattate una volta asciugate verranno sottoposte al solito trattamento con olio di vaselina e periodicamente soffregate con un soffice panno di lana imbevuto della stessa sostanza oleosa. Nei molluschi gasteropodi forniti di “opercolo” (formazione cornea o calcarea colla quale il mollusco “chiude” la sua conchiglia una volta in essa retratto il corpo quali per esempio murici o tritoni, necessita che lo spazio interno della conchiglia sia colmato di cotone idrofilo talora imbevuto di una goccia di profumo (!?) e ad esso sia incollato l’opercolo stesso che a tutti gli effetti fa parte della conchiglia in questione.
A questo punto la conchiglia, chiusa in un’apposita scatolina, una volta in cartone ora in plastica trasparente detta da oreficeria, sarà corredata di numero di riferimento con numerazione progressiva apposto con etichetta adesiva sulla scatolina stessa. Successivamente sarà posta in collezione che necessariamente dovrà trovare spazio in una cassettiera. Lo stesso numero riportato sulla scatolina figurerà poi su un registro o uno schedario contenente data e luogo del rinvenimento, autore del rinvenimento, classificazione della specie e se noto, nome volgare es. tartufo di mare.
La classificazione dovrà -necessariamente- essere espressa in denominazione binomiale latina secondo quanto provvidenzialmente ebbe ad insegnare Linneo.
Ogni famiglia esempio murici, avrà riservati uno o più cassetti e sarà bene che ogni cassettiera contenga sul fondo (non in uno dei cassetti)una sostanza che emetta vapori insetticidi -anche la comune naftalina- per neutralizzare certi piccoli coleotteri che danneggiano il periostraco delle conchiglie.
Importantissimo accorgimento sarà mantenere l’ambiente e in particolare la cassettiera, in ombra in considerazione che la luce, soprattutto quella artificiale può in tempi relativamente brevi alterare il colore dei reperti.
Accorgimento questo che è fortemente indicativo della serietà dei negozi che commercializzano le conchiglie. L’esposizione in teche di vetro con luce alogena, che esaltano la metafisica bellezza di tanti esemplari, sono tollerabili solo per brevi tempi magari legati ad una mostra o ad una esposizione finalizzata. A questo riguardo è bene che anche la stanza dove la cassettiera è localizzata, non sia intensamente illuminata.
Chi poi colleziona Ciprea, splendide per fantasie di colori, talora a garanzia di “cose” preziose anche per prezzo di mercato, conserva gli esemplari più rari addirittura in grandi frigoriferi impiegando spesso quelli destinati ad esposizione dei prodotti surgelati. Ricordiamo poi che anche un esemplare detrito e danneggiato può conservare il suo fascino e talora la sua natura di importante testimonianza faunistica. Concludiamo ricordandosi che la “collezione” deve essere improntata a “ordine” ed essere finalizzata alla “conoscenza” ed alla “testimonianza”. Non fuori luogo sarà poi il considerare, in un contesto di diversa natura, quanto abissale sia la differenza fra un quadro esposto correttamente in un adatto ambiente museale e lo stesso quadro ammassato insieme ad altri in soffitta, magari deposto per terra.