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In questa guida spieghiamo cosa risulta essere l’Ikebana.
L’Ikebana è l’arte giapponese del disporre i fiori in maniera che la loro composizione risulti più possibile naturale, è una delle tradizioni più antiche del Sol Levante ed ha molti appassionati anche in occidente.
Caratteristiche
Chiamata anche kado o La strada dei fiori, l’ikebana è un’arte nella quale natura e perizia umana si fondono in un’unica, decorativa combinazione. I materiali usati non sono solo fiori, ma possono essere anche rami, foglie, bacche e frutti sistemati in contenitori di vetro, plastica e metallo.
La relazione tra i materiali (che continuano a cambiare nel tempo), la forma, il colore, il volume dei contenitori e il posto della loro sistemazione sono tutti fattori di notevole importanza nel linguaggio simbolico dell’ikebana. Inoltre, per la sua origine religiosa e la stretta connessione con il naturale ciclo di nascita, crescita, morte e rinascita dei fiori e delle piante, viene usata anche come forma di meditazione. L’ikebana, quindi, è molto più che una semplice decorazione floreale.
Il notevole sviluppo che ha avuto in Giappone può essere attribuito proprio all’amore per la natura fortemente presente in questo straordinario Paese. I giapponesi, infatti, sentono molto forte l’esigenza di avere un “pezzetto” di natura accanto a loro così da creare un legame tra il ciclo naturale delle piante e il loro ritmo. In ogni casa è lasciato un piccolo angolo appositamente per l’ikebana, chiamato Tokonoma. Persino i tassisti, a Tokyo, appendono un piccolo vaso di fiori all’interno della loro auto.
Ma è proprio nella paziente pratica dell’ikebana che troviamo il suo aspetto spirituale. Essa infatti aiuta a vivere “nel momento” e ad apprezzare tutte quelle cose nella natura che sembrano, a prima vista, del tutto insignificanti. Non solo. La calma necessaria per eseguire al meglio le composizioni, la simbologia che lega ogni cosa a un aspetto della vita, il concetto che ne è alla base, e cioè che che non c’è nulla di perfetto e asimmetrico (da ciò l’asimmetria delle composizioni), ma possiamo solo accostarci il più possibile alla perfezione, ci spronano a diventare più tolleranti verso le differenze presenti non solo in natura ma anche nella vita di tutti i giorni.
Storia
L’ikebana è un’arte praticata da oltre 600 anni. Un’arte che si sviluppò inizialmente in Cina come un rituale del buddismo (un’offerta di fiori che veniva fatta in onore di Budda e della Morte). I fiori però erano disposti in modo molto informale e talvolta non interi: ne venivano impiegati infatti, molto spesso, solo i petali.
Con il tempo si passò all’utilizzo di sette semplici steli contenuti in un alto vaso di bronzo con uno stile chiamato rikka (che letteralmente vuol dire “fiori dritti”), dal nome del monaco buddista che li preparò per la prima volta. Il ramo principale, di solito dal taglio asimmetrico, rappresentava il Paradiso; tutti gli altri, ognuno con un proprio preciso significato, emergevano dalla parte centrale, cuore di un’ipotetica sfera composta da sette rami. In poche parole, un lavoro di rikka era un microcosmo rappresentante l’intero mondo con le sue valli, le sue cascate e i suoi monti.
Questo stile, basato sul simbolismo e sull’asimmetria, era alla base della scuola di Ikenobo, a Kyoto, oggi ancora tramandata nel tempio di Rokkakudo. Completamente diverso era invece il rito del chebana, letteralmente “fiori da tè”, perché preparato per la cerimonia dell’omonima bevanda tradizionale. Composto da uno o due fiori oppure da altrettanti rami contenuti in un piccolo vaso, divenne la base del futuro stile nageire (letteralmente vuol dire “buttati dentro”), più semplice e, come lascia intuire il nome, spontaneo rispetto all’austero rikka.
Durante il diciassettesimo secolo, in Giappone prese piede un nuovo stile chiamato seika (o anche shoka), letteralmente “vita dei fiori”, composto da tre rami disposti in modo asimmetrico, denominati ten (Paradiso), chi (Terra) e jin (Uomo). Sempre durante questo periodo, divenne molto popolare lo stile bunjin-bana, praticato con un’espressione più libera e creativa rispetto ai precedenti lavori e da ultimo lo jiyuka, la cui traduzione vuol dire libero stile.
Evoluzione
L’apertura al mondo occidentale durante il periodo Meiji (1868-1912) portò numerosi cambiamenti nella società giapponese e nelle sue tradizioni. L’ikebana, dal canto suo, venne completamente rivoluzionata da uno stile chiamato moribana ( letteralmente “fiori disposti a pila”), creato da Ohara Unshin, fondatore della scuola Ohara. Mentre in tutti gli stili tradizionali i materiali usati emergevano da un unico punto, Ohara usò vari generi di supporti per sistemare le piante e i fiori tagliati su una superficie estesa in un largo contenitore, denominato suiban.
Le innovazioni continuarono con l’aperture di molte altre scuole e l’ingresso di nuove classi sociali all’interno di esse, laddove in precedenza tali scuole erano frequentate essenzialmente da nobili. Il principale seguace di questa nuova forma d’arte fu Teshigahara Sofu, fondatore nel 1927 della scuola Sogetsu, il quale rese lo stile ikebana un’arte più moderna, libera e creativa, introducendo più colore ma anche contenitori di diversi materiali come la plastica, il gesso e l’acciaio.
La scena contemporanea è dominata da queste tre importanti scuole, Ikenobo, Ohara e Sogetsu, che hanno influenzato tutte le altre (sono circa due milioni!) presenti in Giappone, dove l’ikebana è praticata da quasi quindici milioni di persone, per lo più giovani donne. Se, infatti, l’ikebana ha ormai raggiunto il resto del mondo, vedendo nascere anche in paesi come l’Italia centinaia di negozi specializzati, nella sua patria d’origine è ormai parte integrante del tessuto sociale e scandisce i vari momenti dell’anno.
Apposite decorazioni disposte in casa dalle donne giapponesi simboleggiano infatti lo scorrere delle stagioni: il pino, che rappresenta l’eternità, per l’inizio dell’anno nuovo; i fiori di pesco per la “Festa delle bambole” (che cade il 3 marzo); l’iris giapponese, simbolo di fertilità, per il “giorno dei bambini” (il 5 maggio); il bamboo per la “Festa delle stelle” del 5 luglio. E così via, per l’ennesimo tocco di tradizione in uno dei paesi più tecnologici del pianeta.
Tecniche
Primo, elementare concetto alla base di qualsiasi tecnica usiate è la freschezza delle piante o dei fiori. Per farli rimanere tali il più a lungo possibile, la tecnica più usata è quella di recidere il gambo sotto l’acqua fredda e di tenerli sommersi almeno trenta minuti. Se si tratta di tulipani o calle, è preferibile farlo sotto l’acqua bollita.
Gli stili dell’ikebana usati attualmente sono il moribana e il nageire. Il primo utilizza contenitori bassi e poco profondi chiamati suiban, rotondi o di forma irregolari, all’interno dei quali i materiali vengono fissati con il kezan, il secondo vasi alti e diversi metodi per mantenerli diritti. Il kezan, ossia una specie di spazzola senza manico tra i cui spilli vengo fissati i rami (o gli steli), può essere collocato in qualsiasi lato del contenitore purché non al centro perché, per i giapponesi, nulla in natura è perfettamente simmetrico: difficile da trovare e anche costoso, il kezan rappresenta in pratica l’equivalente nipponico della spugna usata da tutti i fiorai.
Per quanto riguarda il fissaggio del materiale, nelle composizioni moribana è necessario spingere i rami negli spilli del kezan e poi curvarli nella direzione che più aggrada rispettando però alcuni criteri di disposizione. I rami principali, conosciuti nella scuola di Sogetsu come ten, chi e jin, rappresentano rispettivamente il ramo più lungo, il medio e quello più piccolo, ma le loro misure dipendono ovviamente dal diametro e dalla dimensione del contenitore. Partendo da un ipotetico punto zero che corrisponde più o meno a quello in cui viene fissato il ramo Shin al kezan (mai al centro: ricordatelo bene!), si inseriscono gli altri due rispettivamente a 45 gradi (Soe) e a 75 gradi (Hikae). Coprite il kezan con delle foglie per meglio mimetizzarlo e, se volete, aggiungete i fiori (jushi) sempre più corti rispetto ai rami e sempre di numero dispari.
Terminologia
Per quanto possa sembrare non indispensabile, l’utilizzo di un vocabolario preciso nell’arte dell’ikebana è necessario per capire tutta la simbologia che sta dietro a questa tradizione.
-Bujin-bana, appassionati dell’arte floreale che seguono uno stile “poco ortodosso” nell’eseguire le proprie composizioni floreali.
-Kezan, spazzola a spilli impiegata nello stile Moribana.
-Kiridome, metodo di disporre i fiori in vasi alti senza alcun supporto: viene adoperato, evidentemente, per fiori dai gambi particolarmente spessi.
-Mizugiri, taglio del gambo praticato sotto l’acqua fredda per preservare la freschezza del fiore il più a lungo possibile.
-Moribana, uno dei due principali stili, assieme al nageire, alla base dell’ikebana moderno. Utilizza contenitori bassi e capienti e una spazzola a spilli per fissare i fiori.
-Nageire, altro stile principale seguito da chi pratica oggi l’ikebana. I fiori, in questo caso, vengono disposti utilizzando vasi alti e dritti, mentre i metodi usati per tenerli in piedi sono vari.
-Oridome, metodo di disporre i fiori in vasi alti senza supporto, ma piegandone il gambo in un modo preciso affinché lo stesso resti fermo all’interno del vaso.
-Oyo, stile dell’ikebana.
-Rikka, le prime composizioni floreali da cui è derivata l’arte che conosciamo oggi.
-Seika o shoka, stile alternativo al rikka, nato per una maggiore semplicità e composto essenzialmente da tre rami disposti in modo asimmetrico, denominati ten (Paradiso), chi (Terra) e jin (Uomo).
-Tate-waridome, metodo per far reggere i fiori nel vaso, consistente nel tagliare in due parti la parte inferiore del gambo, infilando quindi nel taglio praticato una piccola base.
-Tokonoma, è il posto chiamato ad accogliere la composizione floreale nelle case dei giapponesi.
-Yoyo-waridome, ennesimo metodo per tenere dritti i fiori: operato un taglio orizzontale nel gambo, vi si fa passare un elemento che, con la giusta inclinazione, tocchi il vaso sia da un lato che dall’altro, impedendo di fatto al fiore di spostarsi.
Si tratta quindi di una tecnica molto interessante.